LA STORIA DEL TEATRO COMUNALE

Prima della costruzione del Teatro Comunale, per le rappresentazioni veniva usata la grande sala del vecchio “palazzo del Priore”. Documenti del 1809 attestano la presenza, nell’attuale piazza del Mercato, lungo la via che porta dalla piazza alla chiesa Parrocchiale, di un altro locale adibito a spettacoli pubblici durante le principali ricorrenze, come il carnevale animato da dilettanti locali e piccole compagnie di professionisti.

Nella seconda metà dell’800, a seguito di un generoso lascito testamentario di Alessandro Baldoni (1861), venne demolito il vecchio teatro e si procedette alla edificazione del nuovo che, iniziato su progetto dell’architetto jesino Raffaele Grilli il 16 aprile 1872, fu inaugurato l’8 settembre 1877 con l’opera lirica “Maria di Rohan” di Gaetano Donizetti, del quale ancora oggi viene conservato il manifesto originale nella biglietteria del Teatro.

La leggenda vuole che il teatro sia stato costruito con delle pietre che venivano dal fiume, dal Trabocco,  che si trova nella macchia boschiva ai piedi della collina. Alcune testimonianze ricordano che furono le donne del paese a portare queste pietre fino alla piazza, attraverso il sentiero dell’impietrata, perché troppo ripido per gli animali da soma. (Il sentiero è ancora percorribile ed è una delle due vie di accesso al Parco del trabocco, proseguendo lungo via san Nicolò.)

La facciata dell’edificio è realizzata in cotto. Il portico è sorretto da sei colonne doriche in laterizio e da pilastri a bugnato liscio. Il piano superiore presenta tre grandi finestre ad arco in asse con tre finestrotti quadrati inseriti nella parete dell’attico con la scritta “Teatro Comunale”, al di sopra del cornicione a mensole. Nel 1900 il ridotto del teatro era sede del Circolo cittadino, dove i numerosi signori e possidenti del paese erano soliti incontrarsi per una bevuta o una partita a carte.

Visitando il teatro è possibile ammirare le ricche decorazioni del senigalliese Giulio Marvardi, ma anche e il corredo scenico, opera di Enrico Andreani di Ancona ed il sipario decorativo, opera del pittore parmense Cecrope Barilli.

Barilli realizzò una scena che ritrae il panorama di Montecarotto sorvolata da una figura femminile, che la leggenda vuole fosse un’audace fanciulla montecarottese dell’epoca, che accettò di posare per il maestro. I tre artisti intesero dare al teatro una chiara intonazione allegorica e floreale, con dorature e semidorature che conferirono agli interni un aspetto prezioso e raffinato.

La sala degli spettacoli ha una pianta con curva “a campana” o a ferro di cavallo, rivelatasi già all’inizio dell’Ottocento più congeniale della forma circolare, perché facilitava la “buona visione” del palcoscenico agli spettatori del settore più concavo dei tre ordini. Le gallerie sono divise in palchetti da scomparti, secondo lo schema “ad alveare” che risale al barocco, con tre ordini di palchi per un totale di 38 unità. Il Teatro si caratterizza per la decorazione dei parapetti a fascia, mentre il boccascena è delimitato da coppie di paraste di stile corinzio, e concluso da un architrave dipinto a finti cassettoni. Il soffitto presenta immagini di stile classico alternate con ornamenti floreali che Marvardi aveva appreso dal maestro Mantovani.

Vale la pena di avvicinarsi al palco per ammirare la graticcia in lego originale che lo sormonta, nella quale è possibile intravedere le corde ed immaginare l’allestimento tecnico originale. Un elemento interessante e ancora presente in alto a sinistra, sopra alla parte posteriore del palco, è uno strumento per gli effetti sonori, una sorta di barile di metallo contenente delle pietre che, fatte roteare con una manovella, serviva a creare l’effetto sonoro dei tuoni nelle rappresentazioni.

Nel novecento il teatro veniva usato per ogni sorta di rappresentazioni e feste, come anche il ballo di carnevale, testimoniato da foto dell’epoca. Dopo anni di inattività, nei primi anni ottanta sono iniziati i lavori di restauro e di consolidamento strutturale, completati in occasione del Festival Pergolesi Spontini il 9 settembre 2001.

Il teatro viene utilizzato per stagioni teatrali organizzate da varie associazioni ma è anche disponibile per iniziative private (eventi, convegni, matrimoni civili). 

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