LA STORIA DI MONTECAROTTO

Il significato del nome Montecarotto ha dato vita a numerose ipotesi pittoresche, come quella per cui il toponimo originario sarebbe stato “Mons Iscariotae“, cioè paese di Giuda Iscariota. Ironicamente si dice che in paese si conserva l’albero al quale il discepolo traditore si impiccò.

In realtà il nome deriva dal latino “Mons Arcis Ruptae”, cioè “Monte della rocca rotta”, in riferimento ad una fortificazione posta a difesa di una località strategicamente importante, della cui esistenza attestano tuttora i resti su cui è costruita la chiesa collegiata, distrutta da un evento di guerra o da un terremoto. Non si hanno però notizie sull’epoca e sugli artefici della costruzione della rocca, pertanto è impossibile avanzare ipotesi sull’esistenza di questo centro nel Basso Medioevo.

LE PRIME FONTI UFFICIALI: LA PIEVE DI MONTECAROTTO

Notizie più precise di Montecarotto si hanno, dopo il Mille, quando emerge la realtà delle sette Pievi esistenti nel territorio diocesano di Jesi, con i suoi castelli, le sue “ville” e le numerose chiese.

La Pieve era un territorio su cui esercitava la giurisdizione ecclesiastica la chiesa più importante del territorio stesso, dotata di fonte battesimale, detta appunto “pieve”, dalla quale dipendevano le altre chiese parrocchiali sparse nell’ambito della circoscrizione, che provvedevano alla cura spirituale delle popolazioni ivi residenti. La Pieve di Montecarotto, se non la più importante della Diocesi di Jesi, era certamente la più vasta, estendendosi per quasi 60 Km2, comprendente gli attuali territori comunali di Montecarotto, Poggio San Marcello, Castelplanio e Rosora. Il castello di Montecarotto dominava la sommità della collina, al cui centro era la rocca, mentre la chiesa plebana era ancora posta fuori della cerchia muraria castellana.

CASTELLO DEL CONTADO DI JESI

Il XIV secolo  e la prima metà del XV furono segnati dalle drammatiche vicende delle Signorie e da tragiche calamità naturali; al termine di quel periodo però Montecarotto emerge come parrocchia e castello facente parte del Contado di Jesi, centro sempre più importante per numero di abitanti e per le sue istituzioni amministrative, religiose, culturali ed artistiche. In quello stesso periodo la nuova chiesa parrocchiale venne costruita entro le mura castellane e il suo campanile eretto sulle fondazioni dell’ antica rocca distrutta. Li realizzò entrambi la comunità montecarottese, che pertanto rivendicò sempre il giuspatronato su detta chiesa. La cinta muraria venne edificata nel 1509; molte opere d’arte arricchirono le chiese del paese, tra cui notevoli quelle del Ramazzani ed Antonuccio da Jesi.

Nel XVII secolo sorsero il convento di San Francesco e il monastero femminile delle Carmelitane accanto alla chiesa della Madonna delle Grazie, ricostruita all’inizio del XVIII secolo. Molte altre chiese vennero costruite nel paese e nelle campagne attigue. Si svilupparono anche i due borghi fuori della cinta muraria. Al posto degli antichi patroni del paese San Filippo e San Giacomo, nel  XVII secolo prese sopravvento il culto di San Placido; anche San Floriano riceveva nel luogo vasto culto, come attestano le ripetute immagini del Santo patrono dello “Stato di Jesi”. Nel giorno della festa del Santo, il 4 maggio, anche Montecarotto inviava a Jesi il suo rappresentante per presentare il Palio del paese; mentre per Jesi questo indicava soggezione del Castello alla città egemone, per il paese significava solo un atto di culto al Santo e di fraternità con la comunità cittadina.

Sul finire del XVII secolo lo “Stato” di Jesi assumeva una nuova forma istituzionale con il “Governo libero” retto da un Governatore dipendente direttamente da Roma, che condizionava sempre maggiormente le autonomie dei singoli Castelli e Montecarotto divenne uno dei castelli leader nella lotta contro la prepotenza cittadina.

LO STATO PONTEFICIO, IL REGNO D’ITALIA E IL NOVECENTO

Il XVIII secolo, in conseguenza della intelligente politica granaria stabilita dai Pontefici, nuova ricchezza venne affluendo in tutta la Vallesina, e anche a Montecarotto. Ne sono testimonianza le grandi realizzazioni edilizie di quel secolo: la Chiesa Collegiata, la canonica, le chiese della Madonna delle Grazie e della Madonna del Popolo, ed altre ancora, come pure notevoli palazzi gentilizi. Il Comune contava 2537 abitanti. 

L’irruzione francese significò il globale rivolgimento del secolare assetto politico della Vallesina: Montecarotto venne elevato alla condizione di Cantone del dipartimento del Metauro, unico tra i Castelli della Vallesina.  Nel 1808, con la costituzione del Regno d’Italia napoleonico, cessava definitivamente l’antico rapporto tra Jesi e i Castelli del Contado che acquistavano autonomia amministrativa, confermata anche nel momento del ritorno del Governo Pontificio.

L’annessione delle Marche al Regno d’Italia nel 1860 significò ancora ulteriore riconoscimento dell’importanza di Montecarotto, che sul finire del secolo XIX superava i 3000 abitanti (di cui due terzi in campagna ove era dominante la mezzadria) divenendo capoluogo di Mandamento, nella cui giurisdizione erano i comuni di Serra dei Conti, Poggio San Marcello, Castelplanio, Mergo e Rosora. Una pretura, le carceri, l’archivio notarile, l’esattoria consorziale erano le espressioni di questa preminenza amministrativa. Molte sono le opere realizzate in questo periodo: palazzi signorili di notevole prestigio, il teatro, l’ospedale, realizzato nell’ex convento di San Francesco da cui erano stati cacciati i frati francescani, le scuole, la caserma dei Carabinieri, il macello, la pescheria. La popolazione si avvicinava alle 3500 unità.

La crescita del notabilato locale si arrese tuttavia ai profondi mutamenti politici ed economici del Novecento. L’avvento dell’industrializzazione e la crisi della mezzadria, accompagnata da un inesorabile abbandono delle campagne, ma non dell’agricoltura, se da un lato premiarono il settore manifatturiero e incoraggiarono soluzioni cooperativistiche, dall’altro non impedirono il deflusso demografico, il cui fenomeno, dagli anni ’50, non si è ancora arrestato.