LA STORIA DEL VERDICCHIO

La coltivazione della vite ha origini lontanissime; nel centro Italia, già nel secolo IX a.C., si coltivavano, con mezzi rudimentali, viti ed olivi, che insieme al grano sono state le colonne portanti dell’agricoltura marchigiana per secoli. A Montecarotto la viticoltura ha avuto sempre molta importanza, perché l’ambiente pedoclimatico ha favorito la produzione di vini di qualità, anche quando la vinificazione era ancora empirica e basata su metodi arcaici.

Il Verdicchio, alla luce dei recenti ritrovamenti di vinaccioli nella tomba di un guerriero piceno del VII secolo a.C.,  risulta essere un vitigno autoctono, che ha trovato il suo terreno ideale nella zona dei Castelli di Jesi (in cui è inserito Montecarotto) ed in quella di Matelica.

Il vino bianco che se ne ottiene è attualmente al vertice dei vini bianchi secchi in Italia e nel mondo. 

Una leggenda, riportata da alcuni cronisti del 1600, narra che Alarico, re dei Goti, marciando contro Roma, attraverso le Marche, nel 410, rifocillasse i suoi soldati con il Verdicchio per renderli vigorosi ed audaci in battaglia.

In alcuni manuali di agricoltura del 1500 si legge a proposito del Verdicchio “Il vino di questo vitume è migliore che niuno altro bianco . Si conferva lungo tempo, è molto chiaro, odorifero,& fuaue”.

Il miglioramento qualitativo del Verdicchio inizia circa dalla metà dell’ottocento, con la sua spumantizzazione. Con il progredire delle tecniche colturali della vite e delle scienze enologiche, anche il vino prodotto a Montecarotto inizia un’evoluzione positiva ed inarrestabile.

In un’esposizione provinciale dei vini del 1869, si legge  “I Signori Campagnoli e Wallisch di Senigallia furono espositori di un assortimento di vini bianchi e rossi , che per la fabbricazione loro , acquistarono i suffraggi di tutto il Giurj. Limpidezza , colore e aroma nulla mancava per renderli stimati. La stessa messa in bottiglia, in ogni parte simile a quella di Francia , vale altresì di appagare l’occhio. Fra i loro vini più commendevoli sono: il San Giovese rosso di Montecarotto 1867 , l’aleatico idem , la Verdea di Montecarotto 1866-68”.  

Il nome “Verdea” era sinonimo di Verdicchio.

Anche negli atti ufficiali dell’Esposizione Universale di Vienna del 1873, troviamo la menzione dell’azienda vinicola Campagnoli-Wallisch di Senigallia che presenta diverse annate di vini, tra cui: “Montecarotto” 1867, “Montecarotto bianco secco” 1863,1868.  Questi vini, come dice il nome stesso, erano prodotti da uve del nostro paese e in effetti il sig. Campagnoli era un possidente con proprietà terriere a Montecarotto. In quegli stessi anni il montecarottese Dott. Tito Mei, chimico e farmacista, era il referente della Commissione Ampelografica Provinciale di  Ancona, istituita nel 1871 per lo studio, l’identificazione e la classificazione dei vitigni.

Molte altre famiglie, montecarottesi e non, nel corso del 1900, hanno poi contribuito alla valorizzazione del vino Verdicchio locale applicando gradualmente le migliori tecniche di vinificazione, tra cui Bucci, Castellucci, Garofoli e Sartarelli che sono arrivate con successo fino ai nostri giorni. 

Negli anni ‘60 del 1900 è nata a Montecarotto la “Cantina Cooperativa dei produttori del Verdicchio”, che ha contribuito notevolmente allo sviluppo della coltivazione del vitigno ed all’incremento qualitativo del vino Verdicchio. Molti piccoli agricoltori, divenuti soci, si sono dedicati alla coltivazione del Verdicchio in vigna, abbandonando la precedente tecnica dell’alberata, dove i filari erano distanziati dieci metri e le viti erano sostenute da aceri campestri.

Sempre in quegli anni (1968) il “Verdicchio dei Castelli di Jesi”  ha ottenuto la denominazione DOC seguita nel 2010 dalla DOCG per la versione riserva e classico riserva. 

La Cantina Cooperativa si è evoluta nel tempo ed oggi con il nome di “Terre Cortesi Moncaro” è la più grande cantina delle Marche ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti di qualità internazionali per i suoi vini ed in special modo per il Verdicchio.  In seguito al successo di questo vino bianco, sono sorte altre cantine più piccole (Fattoria San Lorenzo, Cantina Sabbionare, Cantina Col di Corte), sempre orientate alla massima qualità in vigna ed in cantina, che stanno ottenendo oggi grandi apprezzamenti dai consumatori e contribuiscono notevolmente all’economia ed alla visibilità di Montecarotto nel mondo.

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